L’evoluzione della mascherina nel tempo, come scegliere quella da indossare tutti i giorni?

Chi lo avrebbe mai detto, un paio di primavere fa che avremmo passato la maggior parte del tempo con la metà del viso coperto, anche durante i periodi più caldi?

Di certo non potevamo immaginare che un virus invisibile ci avrebbe imposto di tenerci a distanza, che non avremmo più potuto passare del tempo in comitiva, con amici in posti affollati e festosi e soprattutto che avremmo dovuto passare la maggior parte della nostra giornata indossando una mascherina per evitare di diffondere e respirare batteri pericolosi per la nostra e per l’altrui salute.

La tendenza ad  indossare diverse tipologie di mascherine protettive però non è arrivata con il Covid-19, già molto prima e in diverse occasioni gli esseri umani portavano mascherine per proteggere sé stessi e gli altri.

Già nel Rinascimento, diverse fonti riportano l’abitudine di coprirsi il viso e più in particolare la bocca con dei fazzoletti per evitare che i cosiddetti “miasmi” allora ritenuti responsabili della trasmissione delle malattie, si diffondessero nell’aria.

Come dimenticare i lunghi becchi di uccello con cui siamo soliti identificare i dottori della peste. Queste maschere quasi carnevalesche erano dotate di fori per respirare e di sostanze aromatiche sulla punta del becco e furono poi associate ad una lunga tunica con cappello nero e guanti per assicurare l’incolumità del dottore. In confronto le nostre mascherine, ora, sembrano dei foulard colorati.

Facendo un salto negli anni e tra continenti, già all’inizio del ventesimo secolo (se non anche prima) durante l’influenza spagnola, i giapponesi erano abituati a coprirsi il viso con la mascherina. Anche finita la spagnola, la mascherina è rimasta nella quotidianità nipponica. Dalla Sars fino ai giorni d’oggi, durante il Covid-19, i giapponesi non hanno cambiato la loro abitudine di coprirsi il volto, per tutelarsi da città sovraffollate, l’utilizzo della mascherina è diventato parte della quotidianità, senza nessuna lamentela.

Indagando fino ai principi della medicina cinese, era diffusa, la convinzione secondo cui la respirazione è alla base della buona salute, mentre respirare aria insalubre, secondo il taoismo, rende più esposti alle malattie e ai dolori.

La mascherina come la intendiamo noi adesso sembra trovare un suo diretto, anche se prossimo antenato, in una composizione di strati di garze indossata per la prima volta dal chirurgo Paul Berger alla fine del 1800. Ma noi, invece, le nostre mascherine, come le dobbiamo scegliere?

Mascherine protettive, un MUST di tutti i giorni

Dopo un brevissimo viaggio di aneddoti tra le origini varie della mascherina e dei suoi diversi impieghi veniamo a noi. Quali devono essere le caratteristiche delle nostre mascherine? Dipendono naturalmente dall’attività che si svolge e dall’ambiente in cui la si svolge.

Chi si trova o lavora in ambienti chiusi ad aerazione limitata (l’interno di un bar, di un ristorante, di un negozio o di un magazzino) è costretto a tenerla per tutta la durata del turno di lavoro. Questo comporta una sudorazione importante del viso ma anche fastidio intorno alle orecchie e al naso.

Per questo motivo è importante che chi lavora in queste condizioni abbia a disposizione una mascherina lavabile, ovvero un DPI con certificazione CE che non perda le caratteristiche protettive se bagnata.

Le mascherine più comuni e comode da indossare sono le chirurgiche, ma ne esistono in tessuto, con e senza filtro FFP e altre ancora.

Alcuni tipi di mascherina certificata

Tra le mascherine certificate che si possono trovare sul mercato abbiamo le maschere FFP (Filtering Face Piece) monouso, composte interamente di un materiale filtrante che copre naso e bocca e protegge da polveri, virus e batteri. Definite anche “semimaschere” sono filtranti contro le particelle e polveri sottili e sono suddivise nelle classi di protezione FFP1, FFP2 e FFP3.

Le FFP2 e le FFP3, in particolare, vengono utilizzate largamente dai medici e la numerazione progressiva (FFP1, FPP2, FFP3) indica la progressiva capacità di filtraggio dell’aria. Le mascherine FFP1, per l’appunto, hanno la capacità di filtraggio più limitata delle FFP.

È inoltre possibile trovare anche mascherine ad altra protezione filtrante, per esempio, questa tipologia può essere decorata all’esterno da colori e disegni oltre ad essere realizzata da un tessuto di tecnologia avanzata, può essere lavata in lavatrice a 60 gradi.

In questo modo si copre la porzione del viso maggiormente coinvolta nell’ispirazione e nell’espirazione, senza evitare completamente il ricambio d’aria con l’esterno. Una mascherina protettiva, infatti, ha il principale scopo di filtrare l’aria in entrata e rendere inoffensiva l’aria in uscita.

L’acquisto di prodotti certificati può essere comodamente fatto sui tanti shop online come MaskHaze, ad esempio, i cui prodotti presentano il marchio di certificazione CE che attesta la validità della mascherina.

Per avere un marchio CE, infatti, il DPI viene sottoposto a molteplici controlli, sia in fase di produzione sia per verificare la qualità dei materiali.